mercoledì 1 dicembre 2010

 Dove va l'ARI RE ? Scritto da IK2MLS



 Riceviamo e pubblichiamo con piacere le riflessioni di I2LLO Lorenzo su 
come si e' modificato progressivamente l'intervento in Abruzzo nel corso delle varie fasi e sulle 
importanti scelte che aspettano l'ARI RE nazionale. 
La lettera di I2LLO Lorenzo 
Ebbene l’A.R.I., nella fattispecie l’A.R.I.-R.E., si trova a dover decidere quale strada 
intraprendere per lo svolgimento di tutte le operazioni future, nei casi in cui il Dipartimento di 
PC chiederà il nostro intervento. 
L’esperienza in Abruzzo ha messo in evidenza una serie di livelli operativi molto diversi da 
quelli cui eravamo abituati e che probabilmente diventeranno lo standard futuro. 
Si tratta quindi di valutare e prendere decisioni che modificheranno, almeno in parte, il modo e il 
metodo di operare in situazioni di emergenza, considerando anche che potrebbe essere 
sottoscritta una convenzione direttamente con la Di.Coma.C.. 
Fino ad oggi l’intervento dell’Ari-Re era considerato predominante, indispensabile forse, nelle 
prime fasi di attivazione per i fatidici tre/quattro giorni, inteso come rete di comunicazioni 
alternativa. Questo è un dato certo, ancora valido e che sicuramente proseguirà anche in 
futuro. In questa fase si utilizzano tutte le frequenze possibili in modo tale da poter informare i 
vari enti dello Stato(Dipartimento, Regioni, Prefetture ecc.). 
Successivamente la situazione cambia drasticamente con l’intervento della Di.Coma.C., che per 
ovvi motivi diventa l’organo primario di gestione dell’emergenza in atto. Il settore TLC è una 
delle tante funzioni che la Di.Coma.C. gestisce e che coinvolge l’operato dell’Ari-Re. 
Questa è stata una situazione decisamente nuova per noi e che sotto certi aspetti ci ha messo 
un po’ in difficoltà per il fatto di dover decidere nel più breve tempo possibile cosa fare, come 
farlo e soprattutto come procedere da un punto di vista organizzativo. E’ evidente che tutti 
abbiamo imparato in fretta strada facendo, ci siamo adattati alle richieste fatte dalla Di.Coma.C. 
e con un certo orgoglio stiamo arrivando alla fine operazioni portando a termine gli impegni 
presi. Sarebbe stato un grosso errore interrompere. In primo luogo perché un lavoro intrapreso 
va portato a termine, e poi si discute, e in secondo luogo perché ciò avrebbe compromesso i 
rapporti con la Di.Coma.C. appena iniziati. 
Da questo punto in avanti possono aprirsi discussioni, critiche, commenti, rifiuti e approvazioni 
di ogni genere. Una cosa è però certa ed innegabile: l’Ari-Re, in relazione allo stato attuale delle 
cose, non può e non deve vivere solo su esperienze e canoni del passato, che certamente non 
verranno annullati e dimenticati, ma deve aprirsi mentalmente e innovarsi adottando tutte le 
tecnologie nuove disponibili. 
La scarsa partecipazione e la carenza di operatori deriva proprio da questo fatto. Ci troviamo ad 
operare con apparati che non usano frequenze radiantistiche e questo crea in alcuni di noi 
quasi un rigetto. E’ uno scoglio questo di grandi dimensioni ma che va superato o aggirato 
senza dimenticare che in effetti sempre di radiofrequenza si tratta. In Abruzzo più volte è stata 
messa in evidenza la nostra professionalità che è stata apprezzata dagli addetti ai lavori. 
Vogliamo per così dire buttare via la considerazione che la Di.Coma.C. ha dell’Ari-Re? 
In sostanza siamo di fronte ad una decisione drastica che prevede due soluzioni : si o no. 
Nel primo caso, e in relazione alla probabile convenzione di cui sopra e i cui contenuti dovranno 
essere valutati, l’Ari-Re aumenterà sicuramente la propria importanza nell’ambito di una 
struttura organizzatissima ed estremamente funzionale quale è la Di.Coma.C.. 
Nel secondo caso l’Ari-Re si troverà in una situazione di stallo che, è probabile, porterà verso 
una divisione in gruppi o peggio e inevitabilmente ad un annullamento della stessa cancellando 
anni di lavoro svolto da tantissimi soci. 
In questo ambito è forse anche giunto il momento da parte di tutti noi ma proprio tutti di fare un 
passo indietro e di ‘ scendere uno scalino’ per trovarci tutti allo stesso livello annullando ogni 
incomprensione. E’ un po’ come dire ‘rimbocchiamoci le maniche’ e rincominciamo d’accapo 
tutti insieme. In effetti la passione che ci lega è uguale, l’hobby è lo stesso e siamo tutti dalla 
stessa parte. Speriamo. 
I2LLO Lorenzo 
Di seguito le considerazioni di Moreno I2DKJ sulle riflessioni di I2LLO Lorenzo 
Solo una nota riguarda alla citazione della normativa. Mi risulta che l'ARI sia anche iscritta 
anche alla Consulta del Volontariato per cui il tema andrebbe approfondito. Le considerazioni di 
Moreno sono comunque indipendenti da questo. 
Lorenzo i2LLO nelle sue riflessioni si pone una domanda alla quale può esserci una sola 
risposta univoca SI o NO alle nuove esigenze del Dipartimento alla luce di quanto emerso nel 
prosieguo delle operazioni in Abruzzo. 
Ora , la tentazione è di dire di SI, però non dobbiamo dimenticarci che l’ARI-RE prima di tutto è 
ARI Associazione Radioamatori…Associazione di una categoria di Hobbisti e non un’ 
ASSOCIAZIONE di VOLONTARIATO nel cui statuto la finalità principale e collaborare nello 
specifico delle TLC con gli organi competenti in caso di calamita’ e giova ricordare che per 
queste finalità già dal DPR 156 del 73 all’art 14 dava precise disposizioni…poi il D.L. 1/8/2003 
prima all’art.90 definiva le modalità per l’espropriazione per pubblica utilità (emergenze ecc.) di 
impianti di telecomunicazione privati…di seguito al Cap.VII, art.141 da disposizioni per “ 
Calamità – Contingenze particolari “. 
Quindi il vero problema è definire inequivocabilmente una forma giuridica di un eventuale nuovo 
sodalizio di nome ARI-RE e definire senza equivoci FINALITA’ COMPETENZE e RUOLI di 
questa eventuale nuova Associazione…che può essere affiliata all’ ARI come altre 
associazioni…tipo quella dei marinai…ferrovieri… carabinieri…Alitalia…ANGET ecc. 
Poi bisogna creare una segreteria specifica ,magari a ROMA vicino al Dipartimento perché è 
facile essere dimenticati quando la buriana ( calamità,emergenza,ecc.) è passata. 
Poi bisogna avere un fondo cassa autonomo, per quantomeno anticipare le spese vive 
sostenute nelle trasferte senza aspettare magari mesi per il rimborso. 
Insomma bisogna creare una VERA organizzazione di VOLONTARIATO specializzato e non un 
gruppo di pur validi operatori volonterosi ,disponibili, solidali, ecc. ma pur sempre 
casuali…variabili…e a DOMANDA ! 
E’ vero che quando c’è un bisogno concreto, gli operatori saltano fuori ma questo forse non è il 
massimo…perché comunque si improvvisano equipaggi, competenze, e perché no capacità. 
Ben altra situazione si avrebbe se ci fosse una organizzazione specifica come per esempio la 
CRI, la PA Misericordie, i Gruppi di PC comunali ,l’ANGET ex militari specializzati ecc. dove le 
persone si associano per reale volontà di volontariato specifico. 
Non è quindi per niente facile decidere per SI o per NO…anche perché passate le famose 36 – 
48 ore…poi si è usati come si è letto da più parti come centralinisti e non me ne vogliano i 
centralinisti professionisti ( tutt’altra operativita’). 
Moreno i2DKJ 
Coord.ARI-RE 

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